La sottomissione alle leggi del Cielo è il gradino della soglia, la porta d’entrata (23.4.1902).
Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno. Il Cielo non ci abbandona, e se la sfortuna ci colpisce vuol dire che questo è utile (10.2.1902).
Il giardiniere sa quel che conviene all’albero più dell’albero stesso (aprile 1897).
Il Cielo ci protegge e veglia senza posa su di noi. Quel che ci occorre per ben fare è la sottomissione in tutto (5.3.1893).
Tutti coloro che hanno trasmesso la parola di Dio, vi hanno detto che Egli è giusto e buono, vi hanno proibito di giudicare le Sue opere e voi, quando sarete giusti, capirete che non dovete giudicare le Sue opere, poiché le troverete giuste. Se siete ancora più giusti, vivrete di Lui e per Lui (5.12.1895).
Ad ogni avversità che ci colpisce, andiamo più avanti. A volte diciamo: «Dio non è giusto». Commettiamo un grande crimine, perché giudichiamo Colui che è la giustizia stessa, che è nostro Padre, e la colpa è nostra, noi siamo i soli colpevoli. Soltanto la grande indulgenza verso noi stessi ci impedisce di vedere che il torto proviene da noi: è per questo che lo mettiamo sul conto del prossimo o di Dio stesso (5.7.1896).
A volte ci lamentiamo mentre siamo tranquilli. Quanti invece non lo sono! Cosa abbiamo fatto noi per godere di questo momento di tranquillità? Non è forse scritto: «Cercate la tribolazione?». E la terra che è tormentata, spesso ghiacciata, spesso affamata o assetata, non ci dà forse l’esempio di ciò che è la vita?
Chi di voi sarebbe capace di portare il peso di uno più infelice di lui stesso? Non vi lamentate dunque, e non giudicate gli infelici.
Non bisogna mai irrigidirsi contro il bene. Se volete andare verso la Luce, verso Colui che vi ha inviati sulla Terra, bisogna subire con calma e rassegnazione tutte le avversità, i fastidi, i tormenti che Egli invia (13.12.1894).
Avete dei problemi. Se poteste capire cosa sono i problemi, non ve ne lamentereste: illuminano la vita (2.12.1902).
Sorridere nelle difficoltà è l’inizio del cammino che conduce alla fede. Mai manifestare la propria tristezza; nascondersi per piangere, sorridere all’esterno (6.2.1895).
È scritto nel Vangelo: «Se digiunate, non lo fate vedere, affinché non si dica: ecco un uomo che digiuna». Queste parole hanno diversi significati: se avete dei problemi non mostrateli, se avete un dolore, nascondetelo, apparite sempre contenti.
Se avete qualcosa che vi contraria e chiedete a Dio che la pena si allontani, voi non fate la volontà di Dio. Bisogna sempre affidarsi a Dio, che provvederà ai vostri bisogni. Fate la volontà di Dio, e in tutti i mondi in cui andrete, incontrerete gente conosciuta. Poco importa la lotta, poiché avrete la vittoria.
Spesso un ardente desiderio può apportare ciò che si desidera, ma vuol dire agire contro le leggi del Cielo. Bisogna persino non desiderare nulla (10.5.1896).
I più meritevoli sono quelli che lavorano per fare la volontà di Dio.
Non avremo più difficoltà quando sapremo sottometterci alla volontà del Cielo. Per sottomettersi bisogna non essere assolutamente nulla (6.2.1902). |