Lo sforzo costante verso il bene
Dio ci chiede di fare degli sforzi per amare il nostro prossimo come noi stessi, di pacificare i nostri fratelli, di portare la calma nelle famiglie dove regna la discordia, in una parola di fare il bene.
Per distinguere il bene dal male, avete un punto di riferimento sicuro: vi sono stati dieci comandamenti scritti sulla pietra, sono i dieci comandamenti di Dio. È vero che i due principali sono di amare Dio e di amare il prossimo come se stessi, ma gli altri otto possono servirci come regola.
Credetemi, fate il bene e non vi preoccupate d’altro; siate d’esempio e non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi. Dio rende al centuplo il bene che avrete fatto (27.11.1895).
Fate il bene. Quello che gettate dalla finestra ritornerà dalla porta.
Fate il bene, e i vostri antenati trarranno profitto da ciò che avete fatto. Non bisogna mai irrigidirsi contro il bene, se volete andare a vedere la Luce verso Colui che vi ha inviati sulla Terra (13.2.1894).
Spesso si pensa a fare del bene, ma prendiamo tempo: domani lo farò. E perché? Non avete forse letto che non si deve mai rimandare all’indomani quel che si può fare il giorno stesso? (30.11.1893).
Non bisogna rimandare all’indomani, perché gli esseri che sono presenti per aiutarci possono essere andati via, presso altri.
Ah, quanto spesso vorremmo andarcene per riposarci! Sappiate che dall’altra parte non c’è riposo. Qui la materia si riposa, lo spirito non si riposa mai.
Non cercate il riposo, cercate la guerra; cercate gli increduli, i cattivi, i malati, gli ignoranti, e guariteli dando voi stessi, malgrado tutto il fastidio e la fatica che ciò vi causerà. Se ritornate da lì impoveriti, stanchi, sfiniti, persino in preda al dubbio per i loro argomenti, rinchiudetevi nella vostra stanza in solitudine e pregate. La forza e il vigore vi ritorneranno.
La perseveranza vittoriosa
Non è che perseverando che si arriva alla meta. Può essere lungo e difficile, ma il Cielo può accordarlo a volte d’un tratto (19.11.1904).
Dio dà a tutti gradualmente la luce necessaria a superare gli ostacoli, come il maestro di scuola comincia con l’ABC per istruire i suoi bambini. Ma se non potete o non volete superare i piccoli ostacoli, come supererete i grandi? (10.5.1893).
Se malgrado la volontà e gli sforzi che facciamo per fare meglio, siamo attirati come da una calamita verso gli stessi errori e gli stessi difetti, è che il nostro spirito e la nostra materia non hanno abbastanza lavorato, e di conseguenza non sono ancora abbastanza malleabili per sottomettersi alla volontà e alle ispirazioni dell’anima. Ecco perché Dio non ha mercanteggiato sul tempo per arrivare impercettibilmente alla perfezione (31.12.1894).
Dio non sopprimerà per noi gli ostacoli che quando non ci fermeranno più; non ci darà la conoscenza che quando avremo acquistato abbastanza forza perché questa conoscenza anticipata degli avvenimenti non ci impedisca di ricercarli e di provocarli.
La saggezza
La saggezza non è ciò che pensano spesso il vostro vicino o il vostro amico, i quali si lamentano che il loro figlio o la loro figlia si comportano in questa o in quella maniera. La vera saggezza consiste nello sforzarsi sempre verso il bene, senza vendicarsi, senza giudicare, amando gli altri come se stessi (13.6.1894).
Cercate la pace, troverete l’avversità. Cercate l’oro, troverete la miseria. Cercate la vita, troverete la morte (Ottobre 1897).
La cosa più semplice è coltivare il campo della carità; non dire male degli altri, sapere che ci troviamo qui per volontà di Dio, ecco il necessario: la fede aumenta e nel campo crescono tutte le cose utili al nostro progredire.
Poiché siamo soldati di un padrone giusto e buono, non abbiamo bisogno di preoccuparci e neppure di sperare. Basta camminare dritto davanti a noi.
La trasformazione del male in bene
Se avete un fratello che va verso il male, amatelo, andate con lui, e se soccomberete, pazienza, avrete la ricompensa più tardi.
Come progredirebbe il male se non andasse da nessuno? Perché il male non deve essere distrutto, ma trasformato in bene (30.7.1903).
Se si hanno dei figli, non bisogna dir loro di frequentare soltanto i buoni. Devono andare con tutti, e se hanno del buono in loro, ricondurranno i più cattivi al bene. Se non vanno con i cattivi, come faranno altri migliori ad andare con quelli che già sono buoni? (29.1.1902).
Dalle piante cattive bisogna farne delle buone (18.2.1902).
Il male esiste per darci i mezzi per lottare, per diventare dei buoni soldati e acquisire la forza per le lotte future, perché non tutto finisce con questa esistenza (15.1.1895).
I demoni sono in noi e man mano che evolviamo cambiano e diventano diversi, lasciando il mondo dei demoni. Un uomo in ritardo è un demonio. Alla fine si migliora e il demonio che era in lui sparisce, affinché egli sia più grande. Vi sono tanti esseri in noi!
Se non vi fosse un santo tra i demoni, i demoni non diventerebbero santi.
Se vediamo il demonio, sotto qualsiasi forma, non dobbiamo mai fargli del male. Al contrario, bisogna chiedere a Dio che possa migliorarsi. La nostra anima è una scintilla divina; il demonio non può vivere che grazie al pallido riflesso dell’anima. Dobbiamo mostrargli il buon esempio, perché più tardi anche lui sia migliore, poiché come noi egli è figlio di Dio (14.3.1895).
Gli spiriti delle tenebre diventeranno un giorno spiriti di Luce (4.2.1902).
Il cammino della perfezione
Per la perfezione, non vi è l’ultimo scalino, poiché non vi è né principio né fine. Il primo gradino è di non essere vendicativo, ma vendicativo in senso molto esteso.
Anche se farete il bene sforzandovi, è meglio che fare il male, ma affinché sia il vero bene, non dovete accorgervi che lo fate.
Occorre che facciamo il bene naturalmente. Se facciamo il bene e la nostra anima prova una soddisfazione, vuol dire che il nostro cuore non è ancora buono (6.3.1895).
Arriverai in Cielo quando la carità non ti costerà più, quando darai la tua forza senza accorgertene. Ma cominciamo col tenerci sulle gambe, prima di voler camminare.
Quando darete al vostro fratello il doppio di ciò che vi chiede e senza che ciò vi costi, potrete dire che il regno di Dio è vicino.
Non crediate che si possa cambiare da un giorno all’altro. Affinché la bontà sia in un uomo, bisogna che tutto in lui sia in armonia, tutto, fino ai capelli. Occorre dunque lavorare, e molto, fino a che il piede diventi buono come la testa, altrimenti non riusciremo ad entrare in Cielo. Se una mano commette un crimine, essa arresta tutto l’essere, ed è per questo che conviene di più tagliare il proprio braccio, se si ha l’intenzione di fare del male, piuttosto che cedere.
Bisogna sempre cercare la pena più grande (11.2.1902).
Non si deve fuggire il pericolo; al contrario bisogna essere là dove le difficoltà sono grandi, in modo che, se si presenta l’occasione, si possa agire, e con sangue freddo, con qualche parola soltanto, a volte impedire che accadano gravi disgrazie (febbraio 1903).
Man mano che ci eleviamo, impariamo ad amare la sofferenza, fino a pretenderla come un sollievo (3.1.1897).
Si è alla fine delle proprie pene quando si è felici delle proprie pene (13.1.1897).
Quando le avversità passeranno su di noi senza lasciare traccia, il Cielo non ci metterà più alla prova (5.3.1893).
Quando un atto di virtù ci costa, è segno che non possediamo ancora quella virtù. Solo quando essa sarà diventata parte integrante di noi stessi, il suo esercizio sarà senza sforzo e spontaneo.
Essere come il bambino appena nato è fare il bene senza sforzo, inconsciamente, non vedere il male da nessuna parte.
I “poveri di spirito” sono quelli che hanno tutto appreso, hanno tutto saputo e tutto dimenticato, anche di soffrire.
Tutti i precetti si risolvono in uno solo: non si entrerà in Cielo che il giorno in cui nulla ci costerà. Fintanto che un atto da compiere ci cagionerà qualche pena, non saremo pronti.
Il distacco
Vivere, guardare tutto da straniero e non vedere nessuno come straniero, ricevere tutto (28.6.1896).
Attaccarsi alla terra senza attaccarvisi; amare le cose come se non ci appartenessero.
Tutto quel che ci sembra così utile passerà. Non vi è che il bene che si ritroverà un giorno. Più ci attacchiamo alle futilità che ci ostacolano, più ci costerà fatica disfarcene, e se non ce ne distaccheremo da soli, Dio ce ne distaccherà con la forza, e ne avremo tanto più dolore (9.2.1905). |