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Vita e parole di Maitre Philippe Il Vangelo di Maitre Philippe

Loro cause

Per conoscere la causa delle malattie, bisognerebbe conoscere se stessi, vale a dire sapere da dove veniamo, dove siamo e dove andiamo, cosa che ignoriamo completamente per il momento. Non è che più tardi, quando la nostra anima avrà lavorato sufficientemente, che potremo saperlo (31.12.1894).
Le malattie non sono delle punizioni. Dio non punisce. Ciò che noi chiamiamo castigo, o punizione, non è che una difficoltà logicamente legata ai nostri atti precedenti.
Se la nostra anima non fosse malata, neppure il nostro corpo lo sarebbe (4.12.1893).

Loro durata

Una malattia può durare diverse vite e non essere finita alla morte dell’uomo. Bisogna che il male sia cambiato in bene.
Se un malato muore sotto il bisturi, ritornerà storpio. Il male resterà sotto forma latente (gamba: coxalgia; braccio: troppo corto o atrofizzato; schiena: rinascerà gobbo o lo diventerà ecc.). Ma se si chiede al Cielo prima dell’operazione e il malato muore lo stesso, morirà guarito, vale a dire che ritornando non avrà più quella malattia (6.2.1904).
A volte lo spirito può chiedere che il corpo non guarisca per poter soffrire ancora.

Lereditarietà

Talvolta nella stessa famiglia tutti i bambini sono colpito dalla stessa malattia. È un modo di pagare i debiti. Il Vangelo vi dice proprio che i nipoti pagheranno i debiti degli avi fin alla quinta generazione e a volte fino alla settima (16.4.1896).
È un errore credere che le malattie siano ereditarie. Quello che è ereditario è il male morale commesso da un membro di una famiglia, il quale è obbligato a ritornare per pagare il suo debito o per espiare la sua colpa. Ma per questo occorre che i testimoni di quella colpa siano presenti, altrimenti i perdono stesso di quella colpa sarebbe senza valore. Chi viene per espiare una colpa obbedisce a una forza irresistibile, nulla potrebbe impedirglielo.

La pazzia

La maggior parte dei casi di pazzia non sono che delle possessioni. Ve ne darò un paragone. Immaginate una casa costruita da poco essa all’apparenza è vuota, ma nella realtà degli spiriti vi fanno la loro dimora e, se voi ci andaste una notte verso mezzanotte, ve ne accorgereste forse. Se un locatario venisse allora ad installarvisi un giorno, e la casa potesse parlare, direbbe: «Si cambia continuamente qui! Il vecchio inquilino era migliore…» e che diremmo noi della casa? Che essa è pazza. Ugualmente, il pazzo è sincero e dice ciò che sa. Pensa, sente e vede successivamente tutto ciò che dice, ma dimentica subito e passa a un altro argomento. Noi, che non vediamo nulla, definiamo ciò pazzia.

Lesorcismo

Chi vuole esorcizzare un posseduto, guarire un essere posseduto da spiriti cattivi, ordinando loro di uscire, è simile a un soldato che in una caserma volesse comandare ai suoi commilitoni. Se desse un ordine, si comincerebbe col riderne; se insistesse, quelli tra i suoi camerati ai quali comandasse, comincerebbero allora ad attaccarlo e gli darebbero una lezione; mentre, se un ufficiale desse lo stesso ordine, tutti lo eseguirebbero immediatamente. Lo stesso avviene nel mondo degli spiriti.

La medicina divina

Non vi è che il Cielo che possa accordare sollievo. Ogni sollievo ottenuto per altro mezzo che il Cielo, si pagherà sia con la malattia, sia con la sofferenza, sia con lo squilibrio (22.1.1902).
Per guarire i malati, bisogna conoscerli da molti secoli, leggere sulla loro fronte e nel loro cuore e poter loro dire: «Andate, i vostri peccati vi sono rimessi». Per questo non bisogna aver paura di discendere, come fanno le radici di un albero, e avrete una parte nel Cielo e l’altra nell’abisso. La Vita, l’Amore, e la Luce essendo in voi, saprete tutto e potrete agire come meglio vi parrà (24.3.1903).
È questo il metodo che impieghiamo qui (nelle riunioni). È il più semplice e il più difficile.
Io non agisco né con il magnetismo né con i passi (magnetici).
Io passo davanti a voi, e mi dite ciò che avete; nel momento in cui mi spiegate quello che sentite, avviene qualcosa di soprannaturale in voi, e se la mia anima sente le vostre parole, siete guariti all’istante (5.7.1896).
Se aveste la carità, otterreste il sollievo e la guarigione di quelli che soffrono. Non vi è che da chiedere a Dio. Con la fiducia e la fede si solleverebbero delle montagne. Non l’avete forse letto anche nel Vangelo? (30.11.1893).
Per alleviare la sofferenza dei malati bisogna chiedere a Dio il perdono delle loro colpe, e nello stesso istante l’anima si sente riconfortata e il corpo se ne ritrova di conseguenza sollevato. Se si avesse la fede, ci si aiuterebbe tutti gli uni con gli altri (5.11.1889).
Quando si chiede per un malato, il Cielo accorda in proporzione all’attivo del malato e della persona che chiede. Il malato sarà guarito o sollevato, oppure gli verrà dato del coraggio per sopportare il suo male.
Il Cielo non saprebbe guarire senza lavare, senza perdonare e cancellare le colpe (6.2.1904).
Le malattie possono essere guarite a patto che i malati lo vogliano effettivamente, ma spesso essi si rifiutano di riconoscere che hanno potuto fare del male e di chiedere perdono. Si credono puri, perfetti, irreprensibili. Mi obietterete che questi cattivi pensieri sono stati loro ispirati da coloro che li circondano. Poco importa. Se avessero cercato di avere dei buoni pensieri, non ne avrebbero ricevuti di cattivi.
L’anima che possiede la Luce può, avvicinandosi al malato, dargli sollievo, perché il male ha orrore della Luce e allora fugge, momentaneamente. Potete proibire al male di tornare, è molto semplice. È inutile cercare di sapere perché un malato ha questa o quella malattia: l’essenziale è di camminare amando il Proprio simile, è tutto quello che Dio chiede (16.11.1893).
Una persona che avesse fiducia in Dio potrebbe dire a quella che soffre: «Che il tuo braccio, che la tua gamba siano guariti», e sarebbero guariti (12.2.1902).
Si può fare penitenza per far guarire qualcuno, ma bisogna farlo prima e non dopo che il Cielo ha esaudito la nostra richiesta.
La vera penitenza è di privarsi anche del necessario per dare a chi non ha (21.2.1895).
Una cosa molto semplice, persino dell’acqua, farà bene al malato, se l’intenzione è di fare del bene (5.2.1902).
L’oblio è una specie di perdono, il più facile. Quando uno dei nostri organi scorda il suo male, è l’inizio di ogni guarigione.
Siate completamente disinteressati. Se siete malati e chiedete la guarigione in una preghiera, che non sia per trarne profitto o una soddisfazione personale, bensì perché altri che voi ne profittino (14.4.1903).
Se si guarisce da una qualsiasi malattia, è che la nostra anima è liberata: è una grande grazia che viene accordata. Bisogna capire che qualcuno si è caricato di quel fardello (15.1.1895).

Le medicine

Quando un uomo cammina, lascia a destra e a sinistra un effluvio magnetico, positivo da un lato, negativo dall’altro. Ognuno di essi si raddoppia a sua volta, attirato com’è dalla terra, in modo che la traccia è marcata per terra da due linee parallele di fluidi contrari. È in tal modo che il cane, con il suo fiuto, sente l’uomo e segue la sua traccia, è per questo che va a destra e a sinistra per riconoscerne le tracce.
La cura delle malattie con il magnetismo naturale, per mezzo dei fluidi che ogni uomo possiede, esiste, e dai tempi più antichi è stata conosciuta.
Per guarire i malati il magnetismo può fare molto del bene, ma bisogna avere le mani estremamente pulite per praticarlo (24.3.1903).
Bisogna che il magnetizzatore sappia cosa sia soffrire di corpo e di spirito; è per questo che vi sono delle persone che hanno tanto potere magnetico (18.7.1897).
Vi è un gran numero di magnetizzatori e di spiritisti che agiscono prendendo coscientemente o no il male di una persona per metterlo su di un’altra; il male è in effetti intelligente come voi e, parlandogli, vi capisce. Alcuni lo fanno per interesse, altri per ignoranza. Ma qui, avete potuto vederlo, il male è cambiato di natura, passando per le nostre mani. E il nostro scopo era di fare dei magnetizzatori che avessero le mani abbastanza pulite e la coscienza pura così che, passando dalle loro mani, il male non restasse male ma divenisse bene.
Tutti voi potete curarvi, guarirvi anche l’un l’altro con il magnetismo sulle parti malate e chiedendo a Dio. Ma, per essere esauditi, non bisogna aver rancore contro nessuno, amare il prossimo come se stessi e non contare sulle proprie forze, che non sono nulla, ma su Dio (7.1.1894).
Quando non avrete più orgoglio e saprete che non siete nulla, otterrete col magnetismo dei risultati altrettanto buoni su di voi che sugli altri malati (22.1.1902).
Vi sono dei casi in cui la medicina spirituale non saprebbe agire: sono i casi in cui nessun’opera è stata fatta per il Cielo. Allora la medicina materiale (omeopatia, allopatia) può ancora agire, perché la materia cerca sempre d’accrescersi, e può avere del merito a farlo.
Un medico non ha il diritto di operare qualcuno chirurgicamente o anche di curarlo medicalmente, che se ottiene da lui la promessa di un qualche miglioramento morale. Senza questo il malato e il medico sono colpevoli e responsabili. Se al contrario egli agisce così, gli basterà di curare il suo malato e questi guarisce. Non è mai il medico a far guarire: non è che lo strumento della guarigione.
Non bisogna arrestare troppo presto la febbre d’un malato, perché essa lo nutre ed egli può restare così a lungo senza pericolo. Stroncando la febbre troppo presto, si può impedire ad una malattia di dichiararsi e di svilupparsi: il malato può morire o, spesso, un organo resta leso per il resto della sua esistenza (9.6.1895).
La febbre è nel cliché un difensore del malato. Intorno al malato vi sono tre combattenti: il malato, gli spiriti della febbre, il medico. Se il medico è un medico ordinario, che ricopre materialmente la sua funzione, gli spiriti non lo vedono, o vedono un servitore, un amico del malato che porta dell’acqua, o delle fasce di tela; non vi trovano nulla di male. Se al contrario il medico comanda al male d’andarsene, essi lo vedono. E allora due casi possono verificarsi: o il medico sarà il più forte ed essi gli obbediranno, perché avranno riconosciuto il suo titolo e la sua potenza, o egli sarà il più debole, e non avrà alcun titolo per comandare. Allora accadrà ciò che accadrebbe ad un calzolaio che si gettasse su un malato col suo trincetto e volesse cacciare i medici che lo circondano: lo fermerebbero.
Un medicamento, per fare tutto il suo effetto, deve essere desiderato e richiesto dall’organo malato.
I medici credono che non hanno che da scrivere sempre la stessa ricetta. Dimenticano che in un secolo stagioni, malattie, temperatura, rimedi, vita terrestre ed essenze vegetali cambiano, negli animali e nelle piante (30.4.1903).
Nulla è morto, tutto è intelligente. È ciò che non sanno i sapienti, e che li mette fuori strada. Così, un inventore scopre la proprietà di un medicamento. Lo somministra durante cinque o sei mesi e i malati sui quali egli sperimenta guariscono. Poi, al termine di questo periodo, la virtù del rimedio s’estingue. Ciò deriva dal fatto che la Natura ama la semplicità e detesta l’orgoglio. La virtù è sparita contemporaneamente all’apparizione della cupidigia del farmacista o del fabbricante, che traggono, senza permesso del Cielo e per loro propria gloria, o per loro propria soddisfazione, un profitto irragionevole dal rimedio (5.2.1902).

I rimedi – Le piante

I semplici, le piante, hanno ciascuno la loro azione specifica su una malattia.
La pianta che deve guarire è addirittura in prossimità del luogo da cui può nascere la malattia o l’incidente. La Natura ha messo sempre il rimedio accanto al male. Così le piante che crescono sulle rocce scoscese sono adatte a guarire dalle cadute e dalle contusioni.
Le piante utili medicalmente sono, in ordine di efficacia: il serpolino, l’assenzio, il ginepro, l’agrifoglio, da cui si ricava un medicamento per lo stomaco, il vischio, che può fornire il miglior anestetico, e il mughetto. Il mughetto è un lenitivo.
L’agrifoglio potrà guarire le congestioni acute, le angine, la rigidità delle membra, l’esostosi. È un potente medicamento. Di tutte le altre piante, il miele contiene la quintessenza. Il miele può essere impiegato in tutte le angine, ma non lo si deve scomporre.
In generale, le piante a odore dolce e soave, debole, sono più attive. L’odore, il profumo, è in effetti una virtù della pianta che non rimane, e poiché una pianta non può avere tutto, se ha un profumo forte ha poca azione medicamentosa.
Il muschio contiene in sé un potere vivificante. Mettete del muschio nell’acqua, diventerà più attivo. Mettetene in un terreno arido, quel terreno diventerà capace, entro breve tempo, di nutrire la vite. Il muschio è una vera terra vergine. Quello che nasce ai piedi delle rocce è particolarmente attivo: esso riceve in effetti la polvere della roccia nel momento della sua stessa formazione, e permette la nascita della terra veramente vergine.
Il tabacco, in applicazioni, imbevuto o no d’alcool, è un rimedio contro gli ingorghi ganglionari della scrofolosi.
Le piante rugose hanno un’azione sulle malattie della pelle.
Le preparazioni dei vegetali vanno fatte in acqua salata calda (macerazione in un boccale tappato). Le porzioni vegetali devono essere schiacciate. Il sale (minerale) è in effetti più desideroso di caricarsi dei principi vegetali e animali dell’alcool che, attivo di per sé (non si deve impiegare che esteriormente) è vegetale in origine.
Per la preparazione dell’olio di fieno, il fieno deve essere messo in storta, secco (seccato al sole su un piano inclinato) e privato d’aria. Si distilla allora a secco. Un lungo tubo (20 m.) termina in una cassa, o stufa, di cui si possa regolare la temperatura. Le fumigazioni sono eccellenti contro le malattie della pelle. In mancanza di ciò, l’olio essenziale in applicazioni.
Il modo migliore per preparare una tintura è il seguente: la pianta deve essere colta fresca, dopo il levar del sole; appena asciugata metterla a macerare ventiquattr’ore in acqua fredda distillata. L’acqua deve essere distillata, perché in tal modo è privata di sali e più avida di riceverne. L’acqua di macerazione è messa da parte. La pianta viene allora trattata con acqua distillata bollente in decozione. L’acqua di decozione è messa da parte. Se si distillano allora queste due acque e si mischiano, si ha la migliore tintura della pianta: tutti gli oli essenziali sono stati ricavati e vi sono passati.
Filtrare una soluzione di corpi vegetali o animali la invecchia, ed essa si altera molto più in fretta.
Per ottenere del vino, e poi dell’acquavite, senza pericolo per il consumo, basta raccogliere l’uva durante la notte e lasciarla fermentare, poi farla riposare al riparo da qualsiasi luce esterna e in seguito distillare senza mai farle vedere la luce naturale: si ottiene così dell’acqua vite che non possiede più princìpi nocivi e azione nociva.

Alcune indicazioni terapeutiche

Vi sono tre metodi terapeutici utili: la purga, il vermifugo e il sudorifico. Soltanto quest’ultimo può guarire l’infreddatura.
Vi è nel sale in iniezioni endovenose, in applicazioni, in bevande, una grande virtù medicinale. Il sale, in un corpo infettato, neutralizzerà ed eliminerà i residui morbidi, calmerà la febbre.
Con della filaccia di tela, anche nuova, ridotta in fiocchi e dell’olio a 500° si fa una pomata preziosa contro la scabbia e le scrofole.
Bisogna cercare nel latte l’acido lattico; l’acido lattico è un acido debole, perché si trova combinato in esso un principio che la chimica non ha scoperto e che è un alcali. È questo alcali che, una volta separato, sarà efficace contro i tumori e contro le malattie della pelle. Bisognerà anche provare clinicamente l’azione dell’acido.
La vipera porta con sé il controveleno del suo morso: è il suo grasso e il suo sangue. Se si avesse il coraggio di squarciare quella vipera che vi morde e di strofinare col suo grasso le piaghe fatte, l’intossicazione non si produrrebbe.
Verrà un giorno in cui si potranno guarire i malati proiettando dei raggi luminosi di tonalità differenti sulle diverse parti del corpo. Così il verde è la tonalità adatta alle coliche epatiche (23.3.1894).

Quando il vaccino è ordinato dalla legge, dovete farvi vaccinare. Ma se volete far vaccinare il vostro bambino per paura che prenda il vaiolo, è una mancanza di fiducia verso Dio, che sa preservarlo, se lo vuole. E se il vostro bambino prende il vaiolo, vuol dire che era segnato per averlo. Non bisogna forse passare attraverso tutte le sofferenze per capire quelle dei nostri fratelli e compatirle? (10.4.1895).
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