L’amore filiale
Promettetemi di non parlare ai vostri genitori che col più grande rispetto e ringraziate ogni giorno il Cielo di conservarveli. Altrimenti un giorno sarete orfani, costretti a dover tutto a degli estranei (5.12.1902).
Il celibato
Il celibato non ha ragione di essere per noi, poiché dobbiamo condurre una vita di sofferenze per il mutuo avanzamento dei due sessi.
Il matrimonio
La Terra ci ha prestato un corpo, perciò dobbiamo renderglielo per essere liberi nei suoi confronti; libero non è il termine che s’addice, ma ammettiamolo per ora. Voglio dire che, avendoci la Terra prestato un corpo, dobbiamo restituirglielo contraendo matrimonio e aiutando le anime ad incarnarsi, avendo una progenitura. Se non possiamo con questo mezzo, dobbiamo adottare uno o più bambini abbandonati. In questo modo restituiamo ciò che ci è stato prestato.
Non ci si sposa per essere felici. Il Cielo non manda due angeli per sposarsi. Quando si è al termine del cammino, non si ha più bisogno di sposarsi, a meno che non si ritorni. Ognuno ha la donna che si merita, si è liberi di scegliere solo in apparenza. Si è traditi se lo si merita, ci si può amare tutta la vita se lo si merita (31.5.1904).
La giovane, maritandosi, sposa allo stesso tempo i difetti e le qualità di suo marito e un giorno Dio gliene chiederà conto come dei suoi stessi errori. È lo stesso per l’uomo (28.5.1902).
Occorre amarsi molto per poter tacere. Più le anime si amano, più il loro parlare è breve.
I figli
«Ci si può rifiutare di avere dei figli?». «No!». «Ma se è per motivi di salute?». «Il Cielo non ammette scuse. Colui che ha mandato la malattia saprà ben toglierla quando sarà necessario. E se avete molti figli, il Cielo vi dà anche il necessario per allevarli. Il Cielo ha messo in fondo al cuore dell’uomo i suoi insegnamenti dal principio e non ammette scuse» (14.11.1900).
Se avete dei bambini che hanno un cattivo carattere, non li picchiate per correggerli, perché le botte inaspriscono il carattere. Dopo aver loro spiegato dove li condurrà la loro condotta e mostrato loro i pericoli della strada che hanno imboccato, dite loro: «Cammina!». E allora cominciate col migliorare voi stessi, poiché, migliorandovi, migliorate quelli che vi circondano. Un giorno vi renderanno ciò che avrete fatto per loro (5.7.1903).
Non si ha mai, che si sia padre o marito, che ciò che si deve avere come figli o sposa, buoni o cattivi. Bisogna dare il buon esempio, cercare di modificare con la persuasione, con la ragione ecc. ma mai disciplinare con la correzione brutale, botte, violenza. Tra il sopportare ciò che personalmente vi è gravoso, e il sopportare che il male s’accresca nella persona, vi è confusione di termini, ma opposizione di idee. Bisogna sopportare la prima situazione e fare di tutto, eccetto la brutalità, per impedire che il male aumenti (10.1.1904).
Il divorzio
Ricordatevi che siete uniti, e che questo legame sussiste oltre la morte. Non vi separate mai, qualunque cosa accada.
Non si può e non si deve divorziare per nessun motivo, neppure di comune accordo, perché ciò che è legato sulla Terra lo è anche nel Cielo. Nulla può rompere questa unione. Il giudice può anche dare il suo consenso, ma il Maestro non lo dà e, per questo, nulla può essere disfatto (31.1.1895; 23.5.1897).
Le leggi di Dio respingono il divorzio e bisognerà soffrire finché non incontriamo la compagna o il compagno dal quale ci siamo separati e non l’abbiamo perdonato (20.7.1893).
Non bisogna divorziare anche per la ragione che Dio ha sempre unito un essere meno cattivo con un essere più cattivo, affinché tutti e due si aiutino reciprocamente a progredire. Occorre mettere il proprio ego, che non è che orgoglio, sotto i piedi. Che l’uno ceda sempre all’altro (31.1.1895). |