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Vita e parole di Maitre Philippe Il Vangelo di Maitre Philippe

Tutti gli animali sono stati creati, come l’uomo, secondo la loro specie, con un mandato da compiere, e vi è un rapporto di progressione tra i corpi degli animali e quello dell’uomo.
Dio ha dotato d’intelligenza il più piccolo animale, come il più grande.
L’animale è sul cammino dell’uomo ha un istinto che non si estinguerà, non più che l’anima umana (4.2.1902).
L’uomo è la luce dell’animale, l’animale è la luce del vegetale, il vegetale è la luce del minerale.
Così un uomo buono, pacifico, avrà degli animali dolci, obbedienti (22.1.1902).
Gli animali progrediscono come l’uomo e hanno l’istinto di conservazione. Essi non sono stati posti sulla Terra soltanto per la soddisfazione dell’uomo (31.7.1893).
Un cane ha in sé tutti i vizi e tutti i crimini. Gli ingenui, vedendolo soffrire ed essere malato, dicono: «Cosa avrà dunque fatto quel povero animale innocente per meritare una simile sorte?». Eppure la sua sofferenza gli è preziosa e gli procura i più grandi progressi per l’avvenire.
Gli animali sono divisi per classi e in ogni classe per famiglia. E se una di queste classi di animali non volesse progredire, un’altra la spingerebbe. Lo stesso avviene per tutte le classi, anche per noi. Se una famiglia volesse attardarsi, un’altra la spingerebbe perché bisogna avanzare (5.11.1894).
Nell’esistenza delle formiche il lavoro viene incoraggiato e ricompensato e la pigrizia punita con dei castighi che possono arrivare fino all’esclusione dal formicaio. Se per tormentarle voi ritardate il lavoro di alcune, potete essere per loro la causa di una punizione immeritata. Può accadere allora che un essere più potente dell’uomo vi contrasti nel vostro lavoro. Al contrario possiamo ricevere un aiuto se facilitiamo il lavoro degli inferiori (23.12.1896).
Gli infinitamente piccoli, che non vediamo se non attraverso un microscopio, lavorano anch’essi; hanno le loro leggi che li governano, le loro pene e le loro punizioni.
Gli animali sono protetti, come le persone, da esseri che presiedono alla loro formazione, alla loro nascita, che sono i loro difensori e che offendiamo se li maltrattiamo (23.12.1896).
Gli animali soffrono continuamente e spesso in maniera insopportabile; se lo sapessimo avremmo maggiore pietà per loro.
Bisogna essere buoni con gli animali e con le piante. Chi non ha mai fatto del male a un animale, chi non distrugge o ferisce mai un vegetale senza una causa veramente utile, è protetto a sua volta dagli animali o dai vegetali. Se si trova sull’orlo di un precipizio e cade, troverà improvvisamente una radice per trattenerlo se un animale feroce percorre la campagna, ed egli lo incontra, l’animale verrà a lambirlo oppure non lo vedrà affatto.
Vi è un regno speciale per gli animali ma chi li maltratta non è più in quel regno e non trova più gli animali. Se al contrario non avete mai fatto del male a una bestia e vi trovate un giorno smarriti nella campagna, incontrerete un ragno, o qualunque altro animale, che vi mostrerà la strada.
Se maltrattate un animale, vi capiterà, quando ne avrete uno e lo amerete molto, di vederlo maltrattare senza che possiate aiutarlo. È così per tutto, poiché bisogna imparare ad amare ogni cosa e dobbiamo rispettare tutto, perché tutto è stato creato da Dio (21.11.1894).
Tre contadini hanno ciascuno un vecchio cavallo malato. Supponendo che è costato loro un certo prezzo, ha reso loro dei servigi. Il primo, vedendo che il cavallo non serve più alla bisogna, lo batte per cercare di farlo lavorare. Il secondo lo manda al macello, perché è fuori servizio.
Il terzo dice: «Oh, povera bestia, posso ben curarlo fino alla sua morte e mantenerlo nella sua scuderia; Dio farà ben crescere qualcosa di più nel mio campo!».
Non pensate che quest’ultimo, quando ritornerà, avrà tutta la famiglia degli animali al suo servizio? Sì, avrà tanti cavalli quanti ne desidererà; e ciò si estende molto lontano, per tutte le cose.
Compiango chiunque faccia del male a un animale perché, non pensate che questo animale non sia animato da qualche altra cosa che la materia? Sappiate e ricordate che, su un pianeta più elevato, saremo a nostra volta animali di quel pianeta, con la differenza, rispetto a quelli del nostro, che avremo la parola (6.5.1897).
Se colpite un toro che vuole uccidervi, vi dichiaro che non andrete in Cielo prima che siate uccisi da un toro.
Non bisogna mai uccidere gli animali, quelli ritenuti pericolosi non più degli altri. Si può scansare un serpente dalla propria strada o da quella di un bambino che ne fosse minacciato, ma non bisogna ucciderlo. In generale il serpente non ci farà del male e se ce ne fa, sarà l’ultima volta: mai più avremo da temere checchessia dai serpenti.
È scritto da molto prima della creazione (non dico di questo mondo): colui che è segnato dal Cielo non potrà essere dilaniato dalle bestie feroci (27.11.1894).
Non bisogna distruggere le vipere, esse sono molto golose di mosche del carbonchio, di ogni specie di insetti e di animali nocivi. Un coltivatore può uccidere una vipera che cinque minuti prima gli ha salvato la vita catturando una mosca del carbonchio che stava per pungerlo (3.5.1896).

Missione degli animali  ‑ Il rospo

Il rospo è paziente. Non si muove e desidera soltanto che una mosca, una mosca del carbonchio, gli si avvicini per mangiarsela. Aspetta e, per una specie di magnetismo, attira tutto ciò che lo circonda: i cattivi influssi, le malattie, soprattutto i veleni, ma anche la mosca. Di conseguenza incamera tutte le impurità e i veleni possibili. Mangia tutto ciò che vi è di più velenoso la vipera lo mangia e in tal modo forma il suo veleno. Il rospo può servire a tante cose il suo olio guarisce l’eczema. Non potrebbe attirare i buoni influssi, gliene manca l’organo ciò non è nella sua natura. L’uomo, psichicamente, fa la stessa cosa egli ha quell’organo ricettivo e quel desiderio attivo allo stesso modo del rospo, deve attirare il male. Ciò che bisogna conoscere nell’uomo, è quell’organo, per poter guarire e purificare.
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