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Vita e parole di Maitre Philippe Il Vangelo di Maitre Philippe

Medicamenti


Ero presente alla creazione, sarò presente alla fine.

Ho ricevuto il potere di comandare. Se il mare minaccia tempesta, posso calmare il mare dicendogli in nome del Cielo di placarsi (13.2.1897).

Affermo che ho un grado che mi permette di perdonare gli errori.

Per quanto criminali voi siate, posso darvi un lasciapassare e andrete da un punto all’altro del mondo senza che vi si domandi nulla.

Il Tribunale del Cielo è un tribunale severo, una corte marziale. Là a nessuno è permesso ignorare la legge. Non si può addurre l’ignoranza, non servirebbe a nulla tuttavia, qualcuno può prendere la vostra difesa vi sono dei difensori d’ufficio presso quel tribunale e la loro veste è tale che non hanno bisogno di toga. Io non sono altro che uno di questi difensori.

Sono avvocato alla Corte del Cielo e il curato d’Ars era un angelo. Vedete la differenza. Il curato d’Ars era obbligato, per guarire, a pregare, a far pregare io, ho il diritto di comandare (13.2.1892).

Anche se ciò che vi dirò non esistesse, Dio vi darà ciò che vi ho detto. Lo creerebbe per voi. E sapete perché? Lo creerebbe per non farmi trovare in difetto.

Se un amministratore ha un impiegato e questo impiegato vi rilascia una ricevuta dell’affitto che voi pagate e poi se ne va, e l’amministratore vi chiama poi per pagare la vostra scadenza, voi non avete che da mostrargli la ricevuta del suo impiegato e siete a posto.

Il mio angelo custode è Dio. Perciò i vostri angeli custodi non possono vedere il mio. Io sono il solo a non avere angelo custode.

No, non vi ho mai detto di essere stato uno qualunque degli Apostoli del Cristo. Sono un vero peccatore del tempo di Nostro Signore Gesù, ero con gli apostoli, ecco tutto.

Molti di voi pensano che io sia Gesù o quasi. Disilludetevi, sono il cane del Pastore e il più piccolo fra voi. Qualcuno dice: «Perché dite sempre così?». Perché in effetti, sono molto piccolo ed è perché sono piccolo che Dio esaudisce sempre le mie preghiere, mentre voi, voi siete troppo grandi, ed è anche per questo che Dio non vi sente (21.7.1894).

Gesù è venuto a stabilire il regno della carità e io sono venuto a consolidare le sue leggi (19.2.1894).

Io sono più vecchio di tutti voi dovete credere a tutto ciò che vi dico (15.1.1901). Perché dubitate? È in mio potere sollevare il sipario che separa questo mondo dall’altro mondo e di darvene delle prove.
Quando sarete vecchi come me, farete altrettanto. Bisogna avere un dito lungo per toccare. Ciò ch’io faccio, lo farete anche voi, se amerete il vostro prossimo come voi stessi.

Io non ho seguito la stessa strada degli uomini, è per questo che non ho alcun merito, sono molto piccolo, il più piccolo sono il più vecchio di voi tutti. Nessuno di voi è piccolo come me (11.2.1902).

Io sono il più piccolo di tutti e, se volete che Dio vi accordi ciò che gli domandate, non siate più grandi di me. Non siate orgogliosi, non vi crediate qualcosa, non siate nulla, perché non siete gran cosa un lurido sacco di putridume plasmato dai sette peccati capitali, ecco ciò che siamo.

Il mio paese non è qui sono venuto ad ispezionare una proprietà che devo acquistare fra qualche tempo; non mi dispiace quindi di essere qui, sono venuto di buon grado, e ciò che sto vedendo mi interessa, come può interessare una proprietà che deve divenire nostra.

Vi dico che non sono della Rerra. Vi sono venuto raramente, ma mi ricordo di tutte le mie esistenze passate. Un giorno ho voluto rivedere il pianeta da cui sono venuto, allora il genio del pianeta s’è mostrato a me e mi ha detto: «Mi riconosci dunque!» (13.2.1897).

Se vi ho detto un giorno che in tale data (XVII secolo) ho visto questo o quello, ciò non vuol dire che vivevo allora in tale paese un’esistenza materiale, ma notate bene che da qui posso vedere la Svizzera o Parigi. Potrei guardare Pechino e più lontano ancora. In quel momento potevo quindi guardare quella scena senza per questo esservi.

Se non seguo bene il filo della conversazione è che ho molta difficoltà, perché sono obbligato ad andare a cercare nella verità le parole che vi dico. Se voi foste nella verità, sarebbe più facile.

Ho qui con me il mio amico che voi non vedete Egli è nascosto, e quando desidera qualcosa bisogna che ciò si faccia (27.4.1898).
Egli ha una casa e mi ha affidato la guardia dei sentieri che vi giungono. Ad ogni entrata c’è un guardiano che non lascia passare il primo venuto.
Questo Amico che non mi lascia mai non vuole che mi si insulti, se qualcuno mi insulta Egli non perdona. lo perdono, ma vi sono delle persone alle quali ho perdonato, che sono passate dall’altra parte senza essere perdonate dal mio Amico. Nostro Signore Gesù Cristo ha detto: «Se voi insultate colui che è con me, non avrete il perdono» (10.11.1896).

Colui che dice male di me senza conoscermi sarà punito, colui che lo fa conoscendomi offende Colui che è spesso con me. Perché cosa direste di una persona che facesse buon viso ad un’altra e che desse un calcio al cane di questa persona? Che penserebbe il padrone di quel cane? (21.1.1895).

Io non posso perdonare coloro che si prendono gioco di me. Coloro che hanno offeso Gesù Cristo non possono essere perdonati senza l’assenso di Dio e io non posso perdonare che se lo vuole Gesù Cristo (13.2.1897).

Se intercedo per un uomo e la mia intercessione è ascoltata, poi la sorella di quest’uomo mi insulta, allora non posso più nulla per quella famiglia.

Ciò che ho in più di voi è che io vi conosco tutti e che voi non mi conoscete (15.7.1891).

Vi conosco tutti molto bene ed è da lungo tempo che vi conosco. So ciò che voi siete e l’Amico che è qui, l’Amico che voi non vedete, vi protegge. Ho abitato in un altro paese con voi, non sulla Terra. A voi io parlo con dolcezza, vi sono altri ai quali ho parlato con severità (3.7.1896) (7.1.1903).

Voi siete tenuti a fare ciò che vi dico perché le vostre labbra dicono: «Ho fiducia in te» (17.5.1897).

Voi siete dei franchi tiratori e io sono il vostro caporale.

Nessuno, vi assicuro, vi ama più di me.

Non mi importa che voi me ne vogliate potete non amarmi affatto, vi amo per due. Ciò che vi chiedo soltanto, è di amare il vostro prossimo come voi stessi (10.6.1894).

Se voi sentiste ciò che io sento, sentireste che non siamo che uno.

Ho perdonato per voi di tutto cuore, perché se vi hanno offesi hanno offeso me.

Non cerco la dignità in voi, bensì l’umiltà. I vostri sforzi sono i miei.

Lo sforzo che ho fatto io non sarà più da compiere per voi.

(A proposito di articoli di giornali). Ho chiesto per me tutte le prove che posso sopportare, perché gli altri ne abbiano di meno (27.11.1904).

Sono venuto come il buon medico, non per guarire quelli che non sono malati, ma per quelli che soffrono e per aiutare quelli di buona volontà a fare non soltanto tutto ciò che possono, ma più di quanto essi possano. Non fare che ciò che si può non è sufficiente (27.12.1894).

Quando troverete il fardello troppo pesante, domandate a Dio d’alleviare le vostre pene, o pensate a me e vi prometto che sarete aiutati se sarete animati da buone intenzioni, perché senza questo non vi sentirei neanch’io.

Voi mi appartenete tutti e, ciò che può apparirvi temerario, persino il tempo obbedirebbe alla mia volontà, e vi assicuro che colui che amerà il suo prossimo come se stesso sarà sempre sentito ed esaudito (10.6.1894).

Sono fiero di salvarvi.

Un giorno che c’era molta gente alla riunione, M. Philippe disse all’improvviso: «Ah! Quella canaglia di Pholippe, quel ladro di Philippe, quel buono a nulla di Philippe» ed ogni sorta di orrori di se stesso. «Ma, M. Philippe, perché dite questo di voi stesso? Ci fate soffrire! Sapete bene che vi amiamo tanto!». «Vi sono qui delle persone che hanno pronunciato queste parole, e dico questo perché siano perdonate».

Una volta, una sola volta nella mia vita, sono rimasto dieci giorni senza prove, ho avuto dieci giorni di felicità. Allora ho pianto e ho pregato perché mi sono creduto abbandonato da Dio, e ho supplicato per avere delle prove.

Non riconosco come mia famiglia che quelli che osservano ciò che dico loro, quelli che fanno degli sforzi per amare il loro prossimo.

Sarete uniti a me se vi aiuterete l’un l’altro, prevenendo persino le richieste di coloro che non oserebbero farvene.

Se volete venire con me, amate il vostro prossimo come voi stessi, altrimenti sarete lasciati (8.11.1894).

Sono stato su tutta la Terra per spingere quelli che non camminavano (7.1.1903).

Voi siete sotto il mio impero e camminerete tutti. Ah, vi prendono in giro, vi deridono. Cosa può farvi? Anche il Cristo è stato beffeggiato ma Lui, non importa, mentre voi, è un’altra cosa! Oh, quanto hanno dovuto soffrire quelli che sono tornati dopo averlo beffeggiato!

Se non fate ciò che vi dico, il Cielo vi punirà. Se fate ciò che dico, avrete delle grandi prove, ma verrete con me.

Non abbiate paura di perdermi, ho un piede sul fondo del mare, uno sulla Terra, una mano verso di voi e l’altra verso il Cielo. Dunque, mi troverete sempre.

Sarò sempre con voi, non davanti a voi, ma con voi.

Vi ho promesso che sarò sempre con voi e ve lo prometto ancora, e giuro che nessuno di voi sarà dannato (2.12.1902).

Se vi perderete, vi verrò a cercare ovunque voi siate, fosse anche nel fondo del grande inferno.

Dio non ci ha creati per metterci nel fuoco eterno, per perderci. Del resto, se c’è qualcuno di voi che si perde, vi prometto, vi assicuro che andrò io stesso a cercarlo dove sarà (29.1.1902).

Dio mi è testimone che non entrerete in Cielo senza avermi rivisto (1896).

Voi siete sotto la mia egida e non entrerò in paradiso che quando vi entrerete voi stessi, e vi entrerete tutti (26.12.1894).

Amatevi l’un l’altro e vi prometto che alla vostra morte un vostro solo pensiero mi porterà verso di voi. Sarò là! (10.11.1894).

Io sono la Porta, nessuno può morire senza vedermi, e senza che io lo veda.

Sono alla soglia della morte, è per questo che è impossibile per tutti di non vedermi morendo.

Tutti devono passare davanti a me per andare in Cielo, perché tutti devono passare sulla strada dove io sono.
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